Approccio dietetico nella calcolosi renale
Articolo a cura del Dottor Francesco Gallo, medico chirurgo, specializzando in scienza dell’alimentazione.
Introduzione
Per calcolosi renale, o nefrolitiasi, si intende la formazione di calcoli a livello dell’apparato urinario. Il calcolo è una qualsiasi aggregazione solida, che si forma in determinate sedi (calici renali, pelvi, vescica). Esistono diversi tipi di calcoli, i più comuni sono quelli formati da: ossalato di calcio, fosfato di calcio, acido urico; tutte queste forme sono caratterizzate da un’aumentata concentrazione nelle urine di sostanze che possono determinare la formazione del calcolo. I calcoli possono essere di varie dimensioni. In base alla loro grandezza vengono affrontati in maniera differente dal punto di vista terapeutico.
Fattori di rischio
Diversi studi epidemiologici hanno permesso di identificare fattori alimentari che aumentano o riducono il rischio.
Fattori che riducono il rischio:
- Magnesio
- Potassio
- Apporto idrico superiore a 2 litri d’acqua al giorno
Fattori che incrementano il rischio:
- Sodio
- Zuccheri raffinati, ovvero quelli derivanti dall’introito di bibite gassate, biscotti, merendine, dolci in genere
- Proteine di origine animale
- Supplementazioni di calcio
Di seguito, prendiamo in esame alcuni tra questi elementi.
Calcio
Il consumo di calcio non dovrebbe subire restrizioni, il fabbisogno consigliato è di 800-1000 mg/die, ma non sono richieste supplementazioni tranne in casi particolari.
Sodio
La riduzione dell’introito di sodio previene la calcolosi recidivante, si è visto che i soggetti con litiasi renale consumano più sodio dei soggetti sani. L’introito giornaliero non dovrebbe superare i 3-5 g/die. La restrizione di sodio in combinazione alla riduzione dell’introito di proteine animali e l’assunzione moderata di calcio diminuisce del 50% gli episodi di calcolosi.
Apporto idrico
L’aumento dell’introito di acqua diminuisce il rischio di recidiva di calcolosi a lungo termine di ben il 60%. Un corretto apporto idrico dovrebbe essere di 2-3 l/die tra l’assunzione diretta di liquidi (acqua e bevande) e quella indiretta attraverso l’alimentazione. L’apporto idrico ha un ruolo chiave e non deve essere sottovalutato perché una dieta povera di sodio, di proteine animali e un alto consumo di fibre, frutta e vegetali non diminuisce il tasso di recidive della calcolosi, se non vi è un contemporaneo aumento dell’introito di acqua.
Consigli Dietetici nella calcolosi renale
A seconda della tipologia dei calcoli, le indicazioni nutrizionali possono più o meno differire.
Calcoli di ossalato di calcio
Sono i più comuni, l’ossalato è un prodotto endogeno del metabolismo intermedio del calcio, ma è presente anche in molti alimenti; il calcio e l’ossalato si combinano in un sale poco solubile che in concentrazioni elevate cristallizza facilmente nel nefrone distale formando il calcolo. L’anomalia più frequente in questi pazienti è l’ipercalciuria (valori > 250-300 mg/24 h), che può essere: ereditaria, da ipercalcemia o renale. Inoltre la calcolosi da ossalato di calcio può essere favorita dall’iperossaluria (causata da eccessiva assunzione con la dieta di ossalato di calcio/morbo di Crohn/cause ereditarie) e dall’ipomagnesuria poiché il magnesio compete con il calcio nel legame con l’ossalato per formare un sale maggiormente solubile. Le indicazioni generali sono quindi quelle di ridurre l’apporto di sale, il consumo di proteine animali (0,8 massimo 1 g/kg/die), aumentare l’introito di acqua (> 2 l/die), limitare gli alimenti a elevato contenuto di ossalati (spinaci, verza, prezzemolo, erba cipollina, barbabietola, tè verde, noci e frutta secca in genere, cacao in polvere e cioccolato, soia), evitare gli eccessi di vitamina C.
Calcoli di fosfato di calcio
Sono meno frequenti dei calcoli di ossalato, si verificano maggiormente in caso di infezioni urinarie e anche alterazioni ormonali (iperparatiroidismo) ne favoriscono la formazione. Anche in questo contesto sarà importante ridurre l’apporto di sale e il consumo di proteine animali, oltre ad aumentare l’introito di acqua giornaliero e limitare quello di cibi ricchi di ossalati e la supplementazione eccessiva della vitamina C.
Calcoli di acido urico
Sono più frequenti nel sesso maschile, tra le cause vi è l’iperuricosuria (aumentata escrezione urinaria di acido urico). Oltre alla indicazioni fornite per le altre tipologie di calcoli, in questo frangente sarà determinante ridurre l’introito di purine (soprattutto carni rosse, insaccati, crostacei) perché è da queste che deriva una buona parte dell’acido urico dell’organismo. Sarà importante ridurre il consumo dei grassi e abolire l’intake di alcol in quanto diminuiscono l’escrezione renale di acido urico facendo aumentare l’uricemia.
Altre tipologie di calcoli sono piuttosto rare e tra le cause scatenanti spesso non riconoscono elementi correlabili a squilibri nutrizionali.
La terapia
Come si accennava all’inizio, la dimensione è un parametro basilare per il percorso terapeutico. Se inferiori a 5 mm possono essere trattati con il supporto nutrizionale e con le restrizioni alimentari sopra descritte, ricordando il ruolo centrale di un’adeguata idratazione. Se maggiori, il medico valuterà se ricorrere a procedure meno conservative e più invasive, quali la litotrissia extracorporea con onde d’urto, la litotrissia percutanea o la chirurgia tradizionale utilizzata solo nella calcolosi cosiddetta “gigante”.
Conclusioni
La calcolosi renale è una delle patologie più frequenti nella popolazione generale ed è globalmente in aumento. La sua patogenesi non è riconducibile a un solo fattore, bensì a un insieme di fattori tra cui: la predisposizione genetica che gioca un ruolo principe, su cui agiscono fattori ambientali e tra questi quindi la dieta, uno scarso apporto di liquidi, il livello di attività fisica, in quanto l’immobilizzazione prolungata aumenta i livelli di calcio riassorbito dall’osso e l’ipercalciuria (aumentati livelli di calcio nelle urine). Si può affermare che i soggetti predisposti ai calcoli sono in genere in sovrappeso e non si idratano a sufficienza, quindi, fondamentale per il successo terapeutico è la compliance del paziente ai comportamenti prescritti dal medico e dal dietista.
Articolo a cura del Dottor Francesco Gallo, medico chirurgo, specializzando in scienza dell’alimentazione.
Contatti:
– telefono: 3662570235
– mail: francesco_gallo92@hotmail.it
Bibliografia
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