Obesità infantile ed adolescenziale: la più grande sfida del nostro tempo
Articolo a cura del Dottor Francesco Gallo, medico chirurgo.
Obesità infantile: la difficile sfida del nostro secolo
“È difficile l’obesità, proprio perché a molti non pare una malattia e obbliga chi ne soffre a convivere con la tragicità della distorsione forzata tra quanto più sacro si ha, la propria identità, e l’immagine visibile di sé”.
Inesorabile la riflessione tratta dal libro “Forte e sottile è il mio canto” dell’autrice Domitilla Telloni.
Spesso sottostimata e sottovalutata, l’obesità si è presa prepotentemente la scena negli ultimi decenni, fino ad interessare una grande percentuale della popolazione mondiale, coinvolgendo non solo soggetti in età adulta, ma, con andamento preoccupante, anche bambini ed adolescenti.
Obesità infantile e patologie ad essa collegate
L’obesità infantile è una delle più difficili sfide sociali del XXI secolo: i bambini obesi soffrono di molteplici morbilità, sia fisiche che psicologiche.
È ormai accertato che l’obesità del bambino e soprattutto dell’adolescente prelude frequentemente a quella dell’adulto e ciò giustifica la necessità di trattare il bambino obeso in modo mirato tenendo conto delle diverse fasce d’età e del grado di obesità riscontrato.
DEFINIZIONE
L’obesità è definita come un eccessivo accumulo di grasso corporeo in relazione alla massa magra, sia in termini di quantità assoluta, sia di distribuzione in punti precisi del corpo.
Nel giovane, l’Indice di Massa Corporea, o Body Mass Index (BMI), è universalmente utilizzato come criterio di valutazione di sovrappeso ed obesità, anche se non si possono utilizzare gli stessi endpoint adottati nell’adulto, in quanto il rapporto tra peso ed altezza varia in continuazione durante le diverse fasi della crescita. Negli ultimi anni la definizione clinica di sovrappeso ed obesità si basa sull’uso di percentili del rapporto peso/lunghezza nei bambini fino a 24 mesi e del BMI tra i 2 ed i 18 anni: un bambino fino a 5 anni viene definito sovrappeso se il BMI supera il 97° percentile ed obeso se supera il 99° percentile.
Dall’età di 5 anni fino ai 18 anni, viene definito sovrappeso se supera l’85° percentile e obeso se supera il 97°. Al di sopra del 99° percentile si parla di obesità grave.
EPIDEMIOLOGIA
Nel 2016 si stimava che i bambini al di sotto dei 5 anni affetti da sovrappeso o obesità fossero 41 milioni nel mondo.
Nord e Sud
In Italia, così come per la popolazione adulta, anche in ambito pediatrico si evidenzia un gradiente Nord-Sud: la prevalenza di sovrappeso ed obesità è maggiore nelle Regioni meridionali che in quelle settentrionali (19% in Campania, 4% nella provincia autonoma di Bolzano).
Rispetto al passato, la prevalenza di bambini con un eccesso ponderale risulta in lieve e progressiva discesa. Nonostante questo andamento in calo, diverse rilevazioni sottolineano la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari poco salutari e che predispongono all’aumento di peso.
Infatti l’8% di loro non fa colazione ed il 31% non la fa in modo adeguato (prediligendo cibi ipercalorici contenenti molti zuccheri e grassi saturi, come biscotti al burro, brioches…), il 41% consuma bevande zuccherate e/o gassate nell’arco della giornata e 1 bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura;
Inoltre 1 bambino su 5 pratica sport per pochissimo tempo (non più di un’ora a settimana), quindi non abbastanza. Gli stessi genitori sembrano sottovalutare il problema: quasi 4 mamme su 10 non ritengono che il proprio figlio abbia un peso eccessivo rispetto all’altezza.
CAUSE
E’ possibile distinguere due forme di obesità:
- le forme primitive, o idiopatiche, la cui causa non è nota
- le forme secondarie a malattie endocrine e geneticamente trasmesse.
Le forme secondarie sono rare e sono caratterizzate per lo più da:
- bassa statura
- ritardo cognitivo
- ipogonadismo (ridotta funzione delle ghiandole sessuali)
- dismorfismi.
La maggior parte dei bambini è invece affetta da obesità primitiva, condizione legata a fattori sia genetici che ambientali: su quest’ultimi si concentrano i maggiori sforzi in termini di prevenzione.
Tra i fattori ambientali riscontriamo:
- l’inattività fisica; diversi studi internazionali hanno evidenziato come un numero di ore crescente passate davanti alla TV incrementi l’opportunità di consumare spuntini e bevande ad alto contenuto energetico, diminuisca il tempo per svolgere attività fisica e rafforzi l’abitudine sedentaria;
- l’allattamento al seno (per almeno 6 mesi) è risultato protettivo per lo sviluppo di obesità, mentre uno svezzamento precoce la può favorire;
- inoltre, le errate abitudini alimentari dei genitori raddoppiano il rischio di diventare obesi da adulti sia nei bambini obesi che in quelli normopeso.
DIAGNOSI
La diagnosi richiede una valutazione integrata: l’anamnesi è importante, soprattutto per identificare una possibile storia famigliare di malattia metabolica. Una volta raccolta l’anamnesi si passa alla visita vera e propria, rilevando peso, altezza, BMI, pressione arteriosa, eventuali segni connessi all’obesità (alterazioni osteo-articolari, difficoltà respiratorie, digestive…) e circonferenza vita, il più semplice e rappresentativo indice antropometrico per stimare il grasso intra-addominale ed il conseguente rischio cardio-metabolico, nonché l’adesione e l’efficacia della dietoterapia. Si evince dunque che la diagnosi di obesità è prevalentemente clinica. Ulteriori indagini verranno richieste in caso di obesità grave e/o in presenza di complicanze correlate.
COMPLICANZE
L’obesità dell’infanzia è una malattia pediatrica cronica con possibili complicanze immediate e a lungo termine. Le principali complicanze da analizzare sono:
- l’insulino-resistenza, che se non trattata può portare al diabete mellito di tipo 2
- la steatoepatosi non alcolica (NAFLD o NASH)
DIABETE E OBESITA’ INFANTILE
L’incidenza del diabete di tipo 2 ha subito un’impennata inquietante nella popolazione pediatrica (che sviluppa più frequentemente l’altra comune forma di diabete, il tipo 1, anche detto “insulino-dipendente”) e ciò è strettamente connesso con l’obesità, in particolare quella addomino-viscerale.
Tuttavia, queste non sono le uniche complicanze da ricercare in un bambino/adolescente obeso: è possibile infatti riscontrare:
- accidenti cardiovascolari, quali ipertensione ed ipercolesterolemia
- problematiche ortopediche, come fratture e lussazioni
- alterazioni polmonari, tra cui asma e apnee notturne
- eventi gastrointestinali, quale il reflusso gastroesofageo.
DISAGIO PSICOSOCIALE
Una categoria di complicanze che spesso vengono sottostimate e mal gestite dai famigliari e dal personale medico sono quelle che riguardano la sfera psicosociale: non è raro riscontrare in questi pazienti una bassa autostima che può sfociare in depressione ed in disturbi del comportamento alimentare.
TRATTAMENTO
Il trattamento dell’obesità pediatrica si articola in più “step”:
- in prima battuta si cerca di correggere lo stile di vita, offrendo raccomandazioni sulla corretta alimentazione e sull’attività fisica e/o strutturando un vero e proprio piano alimentare, per i bambini e per le loro famiglie, che preveda un basso consumo di cibi ad alta densità energetica, una dieta equilibrata, attività fisica aerobica di almeno 30 minuti al giorno e meno di un’ora al giorno davanti alla TV, con attento monitoraggio di questi comportamenti.
- In linea di principio, il modello da seguire è quello della Dieta Mediterranea che privilegia l’apporto quotidiano di alimenti a basso contenuto calorico e ricchi di fibre, come frutta e verdura, legumi e cereali integrali (questi ultimi da preferire ai “raffinati” che, rispetto a quelli integrali, sono più poveri di nutrienti fondamentali per l’equilibrio e la crescita dell’organismo quali vitamine, minerali e, appunto, fibre).
- È bene limitare il più possibile l’introito di cibi grassi ed eccessivamente calorici, quali formaggi stagionati, burro, creme, dolci in genere, bibite gassate, frutti con elevato indice glicemico (come la banane e l’uva) che forniscono energia senza indurre senso di sazietà, compromettendo il dimagrimento.
- È bene preferire una fonte di grassi vegetale per il condimento degli alimenti, come l’olio extravergine d’oliva, ricco di grassi insaturi che agiscono positivamente sui livelli di colesterolo; inoltre l’olio EVO fornisce una quota importante di antiossidanti, molecole dai notevoli benefici a livello sistemico.
- Sempre in riferimento ai condimenti, è altresì importante ridurre l’apporto di sale: gli alimenti che consumiamo ne sono assai ricchi, evitiamo dunque eccessive integrazioni! In un soggetto in crescita è essenziale non trascurare l’apporto di calcio, la cui fonte maggiore è il latte ed i suoi derivati, ma anche alcuni vegetali, tra cui cavoli, broccoli, arancia e kiwi ne vantano un buon contenuto.
- Infine, sarà basilare differenziare la quota proteica in base all’età con l’obiettivo costante di preferire l’introito di proteine di origine vegetale e tra quelle di origine animale prediligere la carne bianca ed il pesce azzurro (ottima fonte anche di grassi “buoni”), limitando il consumo di carne rossa, più grassa e spesso più trattata. Trattandosi di soggetti in fase evolutiva, le proteine rivestono un ruolo essenziale nello sviluppo e perciò l’assunzione dovrà essere generosa: a fronte di un “taglio” dell’apporto calorico, nei bambini ed adolescenti obesi, considerando tutte le fasce d’età, la porzione proteica non scende mai sotto 1,5 g per kg di peso corporeo e ci si può spingere anche oltre i 2 g per kg in certe situazioni.
In questa prima fase del trattamento i controlli dovranno essere frequenti per rafforzare l’adesione del paziente e della famiglia alla terapia;
- se nessun miglioramento è stato ottenuto nell’arco di alcuni mesi, ed in presenza di complicanze, si passerà ad un supporto integrato dietetico-farmacologico, suggerito solo per adolescenti obesi (12-16 anni);
- l’ultima opzione è la chirurgia bariatrica, approccio multidisciplinare che coinvolge diverse figure (chirurgo, pediatra, psicologo, nutrizionista…) e che richiede un impegno notevole sia nel pre che nel post-operatorio per poter sfruttare tutti i benefici dal trattamento. A questo ultimo step possono sottoporsi solo gli adolescenti gravemente obesi con comorbidità importanti che abbiano già raggiunto la maturità scheletrica e sessuale.
CONCLUSIONI
La condizione di obesità e sovrappeso non può più essere concepita come una situazione di benignità. È una malattia a tutti gli effetti e come tale va affrontata, partendo dalla sensibilizzazione delle famiglie e degli insegnanti che, come educatori, rappresentano la prima risorsa in termini di prevenzione.
OBESITA’, AUTOSTIMA E DISTURBI ALIMENTARI
La gestione dell’obesità pediatrica è un capitolo delicato, in cui la sfera emotiva riveste un ruolo di rilievo: spesso, soprattutto in epoca adolescenziale, l’obesità conduce chi ne soffre a distaccarsi dall’ambiente sociale, isolandosi, per non sentirsi inadeguato. L’autostima ne risente e lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare e di quadri depressivi sono frequenti. Perciò è vitale instaurare un rapporto di fiducia e complicità con il paziente, supportandolo in ogni momento, coinvolgendo in questo percorso la famiglia, in maniera tale che il ragazzo senta che c’è qualcuno che si prende cura di lui e saprà aiutarlo a superare gli ostacoli che man mano incontrerà sul suo cammino.
Articolo a cura del Dottor Francesco Gallo , medico chirurgo e specializzando in scienza dell’alimentazione.
Contatti
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– mail: francesco_gallo92@hotmail.it
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