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Picchi Glicemici… cosa sono e come controllarli!

Articolo a cura della Dott.ssa Erika Mollo , Dietista.
Il controllo della glicemia (livello di zuccheri nel nostro sangue) è un importante aspetto da non sottovalutare.

Molte diete hanno dato grande valore al controllo dei picchi glicemici, cogliendo però solo un aspetto della questione: quello legato agli effetti ingrassanti diretti dell’insulina richiamata dagli zuccheri in eccesso e al rapido calo zuccherino successivo al picco, in grado di generare nuova fame.
Questi aspetti sono importanti ma volevo andare a sottolineare i caratteri più specifici legati ai picchi glicemici e insulinici: quello infiammatorio e quello ipotalamico.

L’insulina
L’insulina è ormone secreto da speciali cellule del pancreas (cellule Beta, le Alfa secernano l’antagonista Glucagone).

Il suo compito è quello di agevolare il trasporto dei nutrienti presenti nel sangue verso le cellule che li utilizzeranno.

Svuotando quindi il sangue dal suo contenuto zuccherino, svolge un’azione ipoglicemizzante, ovvero abbassa il contenuto di zuccheri nel sangue.
E’ curioso notare il fatto che l’insulina sia il solo ormone ipoglicemizzante del nostro organismo, mentre al contrario disponiamo di diversi ormoni iperglicemizzanti; in poche parole: siamo animali selezionati per far fronte alla fame e alla carestia, mentre disponiamo di poche armi per combattere la sovrabbondanza.

Gli effetti dell’insulina non si limitano solo a questo… grazie a recettori specifici sulla membrana, condiziona il comportamento della cellula spingendola ad accumulare le scorte lipidiche, è dunque a tutti gli effetti un ormone ANABOLICO cioè rivolto a costruire piuttosto che a smontare.

Il suo comportamento però è diverso a seconda che le cellule siano svuotate di zuccheri o al contrario piene zeppe, in sintesi: se mangiamo senza avere fatto movimento, ciò che mangeremo sarà trasformato in grasso.

Se svuotiamo periodicamente le scorte di zuccheri (facendo abitualmente del movimento) le cellule adipose non verranno riempite.

Tutto questo funziona meravigliosamente se le quantità di cibo assunte sono proporzionate ai nostri fabbisogni e se il loro assorbimento è lento e graduale! Ma oggi, purtroppo, zuccheri a immediata assimilazione sono presenti in moltissimi nostri cibi che generano tempeste glicemiche nel nostro sangue e la risposta naturale è un FORTE PICCO INSULINICO, e in breve tempo si ha una risposta talmente intensa da lasciare il sangue addirittura impoverito di zuccheri. Questo impoverimento (detto IPOGLICEMIA REATTIVA) genera un immediato senso di fame, di debolezza, di irritabilità, che porta ad aprire il frigo per mettere in bocca qualcosa e riportare gli zuccheri del sangue a livelli basali.

IL CIRCOLO VIZIOSO E LA DIPENDENZA DA ZUCCHERO

Ma se il cibo che mettiamo in bocca è ancora a base di zucchero o farine raffinate saremo daccapo e ripartirà un nuovo su e giù zuccherino e insulinico, con l’accumulo adiposo.

Ma l’aspetto che in molti non considerano, è la capacità di generare uno stimolo infiammatorio e di interagire a livello di segnale con l’ipotalamo e con altri ormoni regolatori delle risposte legate alla crescita e all’accumulo.

Un esempio semplice:

immaginiamoci per un istante cacciatori del Paleolitico, un gruppo di 7 uomini che dopo giorni di inseguimento è riuscito ad abbattere un elefante. Siamo lontani dal nostro accampamento e dobbiamo trarre da questa caccia la maggiore utilità possibile. Una piccola parte della carne potremmo portarla con noi, il resto dovrà essere lasciato al suo posto dove verrà sfruttato da avvoltoi, sciacalli o altri animali. Occorre quindi mangiare, qui e ora, tutto ciò che riusciamo, archiviando sotto forma di grasso quante più energie sia possibile. L’insulina, in questo caso, ci viene in aiuto: più ci abbuffiamo, più il sangue si riempie di nutrienti, più l’insulina depista verso le scorte l’energia assunta, svuota il sangue e ci provoca ulteriore fame.

L’ipotalamo cosa fa di fronte a tale segnale?

Orienta immediatamente l’intero organismo verso una modalità di accumulo piuttosto che di consumo. IL SEGNALE IPOTALAMICO DELL’INSULINA è quello che fa la differenza.
Questo è quello che succede ogni qualvolta che beviamo a stomaco vuoto una tazzina di caffè zuccherato o una bibita dolcificata.
Durante questa situazione si viene a creare una situazione infiammatoria: le maglie dell’apparato digerente devono parzialmente “aprirsi” per lasciar passare quante più sostanze possibili per ridurre il danno subito.

Ma in quelle maglie può passare anche dell’altro indesiderato, che richiamerà cellule infiammatorie innescando un circolo vizioso.
E se siamo infiammati, il nostro corpo ingrassa.

“Se fossimo in fiamme la prima cosa che ci verrebbe in mente sarebbe quella di avvolgerci in una coperta o di tuffarci nell’acqua. E’ ciò che il corpo fa, per diluire le sostanze infiammanti: aumenta la ritenzione idrica e si ricopre di grasso. Fino a che il segnale infiammatorio non diminuirà sarà ben difficile liberarsi del grasso e dell’acqua in eccesso.

Come possiamo risolvere il problema?
Un buon sistema per diminuire l’infiammazione può essere quello di consumare meno zucchero.

Ciò che sarebbe più corretto fare, è controllare la QUALITA’ dei carboidrati assunti (scegliendoli a lento assorbimento e ricchi di fibre) abbinandoli con proteine, non solo affinché agiscano sull’insulina, ma per il loro effetto sulla sazietà.

Un altro aspetto che molte diete sembrino sottovalutare è il CARICO GLICEMICO, ovvero la tendenza naturale dell’alimento, ad alzare la glicemia, moltiplicata per la quantità effettiva che viene assunta.

In altre parole, se un alimento è costituito al 95% di acqua non ha alcun senso considerarlo pericoloso perché ha un indice glicemico alto, se poi le quantità di zuccheri assunte sono irrisorie.. così facendo si toglie dalla propria tavola carote, uva, albicocche, meloni, cocomeri e tanti altri cibi che sarebbero invece del tutto consigliabili per i loro potenti effetti segnale sul dimagrimento.

In cambio magari si abbuffano di riso o crackers all’olio perché il loro indice glicemico è un filo più basso, ignorando il fatto che il loro carico è potenzialmente pericoloso.

Il problema non risiede nella quantità di calorie assunta, ma nel segnale deleterio prodotto dagli zuccheri a immediata assimilabilità!

Articolo a cura della Dott.ssa Erika Mollo , Dietista.

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